
Il movimento contribuisce ad un mondo migliore, ne siamo consapevoli e portiamo avanti il nostro impegno, anche in contesti inaspettati.
Da oltre 5 anni l’istruttrice Caterina Ferrante segue un gruppo di ragazzi affetti da autismo nelle attività in acqua. E questa è la sua (straordinaria) storia.
Venerdì 7 luglio 2017 si terrà una speciale lezione aperta dove genitori e parenti potranno scoprire i progressi in acqua (e non solo) del gruppo di ragazzi autistici.
Nelle prime fasi iniziali del percorso, racconta Caterina, ho cercato di instaurare un rapporto sociale che poi, col passare del tempo, si è trasformato anche in affettivo.
Il gruppo è composto da 6 ragazzi e per loro il questo tipo di attività è fortemente rilassante:
spesso l’autismo genera crisi di forte agitazione e il contatto con l’acqua funge come un sedativo naturale, prosegue Caterina.
Il lavoro che svolgo con loro ha come scopo il raggiungimento della completa autonomia in relazione a piccoli compiti da eseguire in piscina.
Gli stimoli devono essere pochi e mirati perché perdono facilmente l’attenzione allontanandosi così dall’obiettivo.
Effettuano delle camminate o nuotate, alcuni di loro con il compito di portare delle tavolette da un bordo all’altro della vasca.
Altri invece riescono persino a nuotare: con un metodo mirato e adatto a loro migliorano la respirazione e l’apnea.
Il divertimento non deve mancare “dentro” l’autismo
Anche in questo contesto infatti ricopre un ruolo fondamentale. Ecco come descrive la fase finale delle attività:
Dedico sempre del tempo a giochi semplici con le corde e con palline da recuperare dal fondo.
Questo aiuta i ragazzi a superare momenti particolarmente difficili con più leggerezza e serenità.
In tutto questo non sono mai sola: i ragazzi sono accompagnati generalmente da due operatori, che danno un grande contributo sostenendo me e i ragazzi nel raggiungimento degli obbiettivi.
Ad oggi i risultati sono ottimi: tutti sono autonomi nel nuoto, chi meglio chi peggio e riescono a spostarsi liberamente riuscendo a nuotare anche per un’intera vasca.
Molto di loro riescono molto bene nelle apnee.
I risultati si ottengono tramite la ripetizione del gesti e instaurando delle routine funzionali e adatte alle loro capacità.
Autismo e il dono della normalità
Amo ciò che faccio, anche nei momenti più difficili. E questo perché si deve ogni volta superare quel muro dovuto alla mancanza di rapporti sociali generata dall’autismo.
Superato questo grosso scoglio scopri un mondo tutto nuovo, dove entrare è un privilegio.
Poterli seguire da vicino nelle attività è stato motivo di crescita interiore e mi ha fatto capire che la “normalità” è un grande dono.
Nella società di oggi non sempre ne sappiamo cogliere il significato.
Con un sorriso sulle labbra (e nel cuore) continuo il mio lavoro provando un grande gioia per ogni loro piccolo successo.